Lotta alle discriminazioni

A partire dagli anni 2000, a livello europeo, si assiste a una fase di sviluppo del principio di parità e di pari opportunità per tutti in relazione a nuovi fattori di rischio, novità che viene codificata con le Direttive 2000/43 e 2000/78, anche in attuazione l'art. 13 del Trattato di Amsterdam, il quale introduce il principio di non discriminazione con riferimento ad una casistica esaustiva delle possibili ipotesi di "pregiudizio".

Le principali novità introdotte si muovono essenzialmente su tre piani:

  • ampliamento dei "fattori di rischio" con nuovi divieti di discriminazione fondati su una pluralità di condizioni, legate a sesso, razza, origine etnica, religione, convinzioni personali, età, disabilità, tendenze sessuali;
  • estensione dei destinatari dei divieti di discriminazione;
  • dilatazione della nozione di discriminazione: si registra il tentativo di affermare un diritto "assoluto" a non subire trattamenti pregiudizievoli.

Il complesso intervento normativo comunitario ha consentito di assegnare un peso rilevante agli obiettivi dell'inclusione sociale e delle pari opportunità nei regolamenti e nelle azioni perseguite attraverso i Fondi strutturali e ha sollecitato la sperimentazione e l'adozione di strumenti di "misurazione" degli impatti degli investimenti pubblici sugli aspetti sociali ed equitativi dello sviluppo.

Il centro di coordinamento regionale antidiscriminazione

La sottoscrizione del protocollo d'intesa fra Regione Puglia e Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali - UNAR del Dipartimento Pari Opportunità, nel luglio 2010, ha dato vita al Centro di coordinamento regionale contro le discriminazioni: un punto di riferimento territoriale nell'attività di prevenzione e contrasto ad ogni forma di discriminazione.

Il Centro opera in sinergia con istituzioni pubbliche e organismi del terzo settore ed è supportato nella sua attività dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali che fornisce gli strumenti conoscitivi e operativi per  sostenere la costruzione di una rete di centri antidiscriminazione sul territorio che garantisca presenza capillare, omogeneità nella qualità delle informazioni e dei servizi di mediazione e di assistenza legale.

La Rete dei nodi

La rete si sviluppa sul territorio attraverso 62 nodi locali distribuiti su tutto il territorio regionale, individuati attraverso procedura di selezione pubblica, conclusasi nell'ottobre 2011. Si tratta di soggetti operanti nel campo del no-profit: enti locali, associazioni di promozione sociale, organismi di cooperazione internazionale, cooperative sociali. I nodi locali, attraverso l'attività di front e back office raccolgono le segnalazioni, svolgono azioni di accompagnamento e mediazione culturale e si occupano del monitoraggio dei casi di discriminazione sul territorio regionale.