Il fenomeno violenza in Puglia. Dati 2023

Come ogni anno, il Dipartimento Welfare effettua, con il contributo dei Centri antiviolenza pugliesi, la rilevazione sugli accessi delle donne che hanno subito violenza. 

Il 2023 ha registrato un incremento notevole di nuovi accessi, ben 3.000, il numero più alto rilevato dal 2014 ad oggi, con 740 unità in più rispetto all’anno precedente. 
Tale crescita denota sicuramente l’emersione di un fenomeno, spesso subdolo e nascosto, determinata dal lavoro incessante, professionale e di prossimità messo in campo dai CAV nell’ambito della strategia regionale per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne, che basa la sua efficacia su più azioni contestuali.

Il 2023 è stato contrassegnato da:

  • Una campagna di comunicazione pervasiva “Allénati contro la violenza”, realizzata insieme ai CAV, in collaborazione e per il mondo dello sport, che, attraverso i numerosissimi eventi (36) ha raggiunto oltre 30.000 persone facendo così conoscere la rete, i servizi offerti dai CAV e che, indubbiamente, ha favorito una maggiore consapevolezza da parte delle donne;
  • il consolidamento della rete di servizi attraverso il supporto ai CAV e alla diffusione sul territorio dei loro sportelli nei comuni ancora privi di presidi per essere quanto più vicini possibile alle donne; 
  • gli interventi, attraverso i CAV, per restituire alle donne prese in carico, circa il 62% del totale, l’indipendenza e l’autonomia, grazie alla Dote per l’empowerment, misure personalizzate che vanno dalla professionalizzazione, al sostegno all’occupazione, alla ricerca dell’abitazione.   

La dimensione del fenomeno, se da un lato impone di continuare con determinazione sulla strada intrapresa, dall’altro richiede una concreta integrazione delle policy e degli attori proprio per affrontare con efficacia le tante difficoltà che le donne vivono nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza. 

Alcuni dati 

Nazionalità 

  • Le donne sono di nazionalità italiana per l’89% dei casi. Il  69% si è rivolto spontaneamente al centro antiviolenza mentre per il 31% dei casi si tratta di invio fatto da altri servizi della rete locale.

Stato civile, età e titolo studio 

  • Le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate e le conviventi (43%), seguono le donne nubili (30%) e le donne separate/divorziate (27%).
  • La violenza agita sulle donne è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (58%); significativa anche la percentuale delle donne di età compresa tra i 50-59 anni (19%) e quella compresa tra i 18-29 anni (15%).
  • Il titolo di studio prevalente è quello di scuola media superiore (44,7%), segue quello di scuola media inferiore  (33,2%), e il titolo di laurea per il 15%.

Tipologie di violenza 

  • La tipologia di violenza prevalente è quella psicologica (45%), seguita da quella fisica (44%), e dallo stalking (4%). Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza spesso riferiscono di aver subito violenze multiple. La violenza fisica e quella psicologica sono pressoché equivalenti come primo tipo di violenza subita; la violenza psicologica prevale nettamente quale seconda tipologia di violenza. Da segnalare che la terza tipologia di violenza è rappresentata da quella economica.

Autori della violenza

  • Fra gli autori delle violenze figurano prevalentemente il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente circa l’82%; se a questa aggiungiamo il dato  cha fa riferimento all’area dei “parenti” (10%), raggiungiamo una percentuale complessiva legata alla sfera familiare del 92%.
  • Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 47% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 35 % dei casi.

Denunce

  • Sul totale delle donne seguite dai centri antiviolenza, nel 2023  ha denunciato il 44,3% con una riduzione di 3,6 punti percentuali rispetto all’annualità precedente. Sicuramente un freno alla denuncia è dato dalla consapevolezza delle numerose difficoltà da affrontare, che rappresenta un deterrente malgrado il pieno sostegno dei centri antiviolenza: tempi lunghi dei procedimenti, situazioni di  vittimizzazione secondaria, spesso legate ai percorsi giudiziari per l’affidamento dei figli nella fase di separazione, percezione di scarsa protezione anche a seguito di reiterate segnalazioni e/o denunce, sensazione di essere poco credute oltre che poco protette rispetto ai loro aguzzini. Più o meno stabile il tasso di ritiro della denuncia che si attesta al 2,3%.

Condizione lavorativa 

  • Relativamente alla condizione lavorativa delle donne in carico, nel 2023 la percentuale di donne con un’occupazione stabile è del  32,8%, a fronte del 40% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 17,4% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. Anche per il 2023, si continua a registrare un lieve aumento nel numero di donne prese in carico dai Centri e da essi ritenute potenzialmente autonome: si passa dal 60,5% del 2022 al 65,4%, registrando altresì la contestuale riduzione nella percentuale di donne che non possono contare su alcuna forma di sostentamento, che passa dal 39,5% al 34,6%.

Donne in casa rifugio

  • Le donne allontanate per motivi di sicurezza e messe in protezione presso le case rifugio di primo livello sono state 138 (120 nel 2022). E’ di nazionalità italiana il 60,9% delle donne mentre il 28,3% è extra UE.  Il 54,3% delle donne accolte nel 2023 ha figli e di questi 112 sono minorenni che, come il più delle volte accade, seguono le madri in casa rifugio.

Pubblicato il 03 ottobre 2024