Michele Emiliano al Festival della Salute: “Dalla Puglia un messaggio al mondo: si può fare accoglienza in modo diverso”. Per Cristou (Medici Senza Frontiere), “il modello pugliese è fonte di ispirazione”
Questo pomeriggio, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è intervenuto in videoconferenza alla quarta edizione del Festival della Salute, organizzata dal Gruppo GEDI News Network e intitolata “Nessuno resti indietro”. L’iniziativa si svolge a Roma e in streaming dal 12 al 14 ottobre, con più di 60 incontri e 130 ospiti, tra cui medici e scienziati da tutto il mondo, premi Nobel e personalità della società civile e dello sport.
Il presidente Emiliano ha partecipato al talk sul diritto alla salute delle persone migranti intitolato “La salute degli altri è la nostra”. Nel corso del dibattito, moderato dal giornalista de “La Repubblica” Michele Bocci, è intervenuto anche il presidente internazionale di Medici Senza Frontiere Christos Cristou.
“È un onore – ha esordito Emiliano – poter incontrare il presidente di Medici Senza Frontiere, che ringrazio per il prezioso servizio che la sua organizzazione rende all'umanità”.
“In Puglia – ha detto il presidente rispondendo a una domanda sul progetto Su.Pr.Eme – abbiamo da anni una legge che, miracolosamente, non è mai stata impugnata dal governo italiano, e che ci consente di curare tutte le persone, a prescindere dalla loro condizione giuridica. Con una visione strategica chiara che mi auguro possa riabbracciare al più presto la strategia nazionale italiana e quella europea, la Puglia cura allo stesso modo tutte le persone, con gli stessi diritti e gli stessi standard dei cittadini. Il progetto Su.Pr.Eme applica questi principi alla fase dell'emergenza, grazie al sostegno di Fondi europei e grazie alla sinergia che la Regione Puglia ha creato con altre cinque Regioni del sud. A partire dal marzo 2020, con la dichiarazione dello stato di pandemia, il programma P.I.U. Su.Pr.Eme, partito grazie al PON inclusione, ha integrato e rafforzato le iniziative già esistenti in materia di prevenzione, emersione e contrasto dello sfruttamento lavorativo e del lavoro irregolare. A questo proposito, voglio ricordare che le risorse del PON Inclusione, del PON Legalità e di altri Fondi europei di questo genere non sono stati del tutto spesi e che l'Italia potrebbe fare molto di più. Mi auguro che, ispirandosi a Su.Pr.Eme, in futuro si possano immaginare – non solo per la salute, ma anche per la prima e la seconda accoglienza, per l'integrazione, per la mediazione linguistica e così via – politiche e strategie innovative e ragionevoli”.
“Grazie al progetto Su.Pr.Eme – ha proseguito Emiliano – abbiamo vaccinato migliaia e migliaia di persone e abbiamo costruito una città parallela e legale in cui un’azienda agricola pugliese si dedica alla prima accoglienza dei migranti. Grazie a questo sistema, spendiamo molto meno per la gestione delle prime fasi dell'arrivo dei migranti, che coltivano la terra e si procurano parte del reddito di cui hanno bisogno per sopravvivere nel nostro territorio. Mano a mano, queste persone si integrano e decidono se rimanere nell'azienda o se passare ad altri lavori e trovare altre case. Mi chiedo se un sistema come questo non possa diventare il normale metodo di regolazione dei flussi migratori. Io ho fatto il magistrato antimafia per tanti anni e mi ricordo che, nel periodo dell’arrivo dei nostri fratelli e sorelle dall'Albania, in molti ci chiedevano se all’arrivo di tante persone non fosse connesso il rischio di un pericolo criminale. Da magistrato risposi che il pericolo criminale ci sarebbe stato solo se queste persone fossero state portate dagli scafisti senza visti e senza passaporti; se, invece, si fosse consentito loro di fare i biglietti per i traghetti o per gli aerei e si fosse stabilito quante persone potessero arrivare ogni settimana, noi avremmo potuto anagrafarle e profilarle, ai fini di trovare loro un lavoro e una collocazione sulla base delle richieste dei profili professionali dell'Unione europea. In questo modo, sarebbe stato possibile assorbire centinaia di migliaia di persone praticamente senza accorgercene”.
“Al di là dei giusti onori che il progetto Su.Pr.Eme si merita – ha aggiunto il presidente della Regione Puglia – la cosa più importante da dire è che la Puglia è a disposizione della comunità internazionale e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà per provare a dimostrare all'Unione Europea e all'Italia che esistono meccanismi alternativi per gestire i flussi migratori. In Italia, clandestino è considerato chi è presente sul territorio nazionale senza avere un domicilio, un contratto di lavoro e un po’ di soldi per sopravvivere all’arrivo, avendo messo in regola questi aspetti quando è ancora nel paese di partenza. In questa logica sta la causa del male di tutte le nostre politiche migratorie: quando si rende il viaggio un reato, lo si consegna alle organizzazioni criminali ed è come se lo si trasformasse in una droga o in armi. In questo modo, infatti, il viaggio diventa qualcosa che solo le organizzazioni criminali possono vendere alle persone, che chiedono il viaggio come una merce perché vogliono salvare le loro vite e cambiare il loro destino. La cosa più incredibile è che si è scelto di trasformare il viaggio in un reato proprio in Italia e in Europa, dove invece c’è un bisogno drammatico di persone a causa dello spopolamento. La Puglia, negli ultimi anni, ha perso migliaia di residenti, scendendo sotto i 4 milioni. Siamo una terra che avrebbe bisogno di persone e, per questo, vogliamo diventare sempre più attrattivi: vogliamo esserlo verso chiunque, e non solo per i flussi migratori che partono da luoghi difficili o disperati. Normalmente, un paese che ha bisogno di un piano di ripopolamento per non scendere sotto il livello di non ritorno del buco demografico calcola la possibilità di utilizzare in maniera intelligente i flussi migratori”.
“La Puglia – ha continuato Emiliano – ha la seconda agricoltura italiana come capacità produttiva e numero di addetti, e l'agricoltura in Italia non esisterebbe senza i lavoratori migranti. Dirò di più: molte di queste persone hanno delle competenze e delle qualifiche professionali superiori e potrebbero trovare un impiego in settori dove noi siamo in sofferenza. Penso, tra gli altri, al settore turismo, dove molte di queste persone potrebbero essere utilissime perché padroneggiano, oltre alla loro lingua madre, anche il francese, l’inglese e l’arabo. Consentire a queste persone di venire dal proprio paese di provenienza sarebbe fondamentale anche dal punto di vista economico perché rappresentano dei ponti tra il luogo di partenza e il luogo di arrivo. Qui, possono sviluppare – come è accaduto con la comunità albanese e con altre comunità – business interessantissimi e creare al tempo stesso un tessuto cosmopolita, che dovrebbe rappresentare la nostra visione strategica. Invece, in Italia, e abbiamo il problema del provincialismo culturale, che ci impedisce molte volte di vedere le occasioni con lucidità. Pensiamo alla internazionalizzazione delle nostre imprese: chissà quante sono le imprese italiane che avrebbero interesse ad andare su determinati mercati e non ne conoscono le usanze civili e religiose. Queste cose non si imparano necessariamente all’università, ma si imparano avendo una frequentazione con le comunità del mondo che ti insegnano a vivere. Imparare a vivere rimane la laurea più importante per qualunque essere umano”.
“Quest’anno – ha concluso Emiliano – il premier albanese Edi Rama ha realizzato una vignetta che rappresentava la nave Vlora, arrivata a Bari negli anni Novanta, intenta a fare il viaggio al contrario, carica di turisti italiani. Sono passati 30 anni dall’arrivo della Vlora e la situazione è radicalmente cambiata. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se avessimo cominciato a fare la stessa cosa 30 anni fa anche con il Nord Africa e con altri luoghi di partenza dei migranti. Forse, a quest’ora, avremmo ottenuto già buoni risultati, anche in termini di politica estera. Non dobbiamo mai dimenticare che ogni gesto di accoglienza può trasformarsi in amore per l’Italia. Qualcuno, invece, continua a perdere tempo con stupidaggini che servono solo a fare qualche campagna elettorale, ma gli Italiani, per fortuna, non faranno più prendere in giro. Aggiungo che dentro di me non c'è nessuna posizione ideologica. Io cerco solo di dare un contributo sulla base della nostra esperienza, che ci ha consentito di dimostrare al mondo che si può fare accoglienza diversamente”.
A seguito dell’intervento del presidente Emiliano, il presidente internazionale di Medici Senza Frontiere Christos Cristou ha detto: “Voglio ringraziare Michele Emiliano: la Puglia dà un ottimo esempio che ispira anche noi. Voglio esprimere apprezzamento per tutti gli sforzi fatti per evitare che l’accoglienza dei migranti finisca nelle mani della criminalità”.
Pubblicato il 12 ottobre 2023