INAPP. L'agricoltura sociale. La transizione eco-sociale

L’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) pubblica il rapporto dal titolo "L'agricoltura sociale: attori, processi, innovazione verso la transizione eco-sociale". Il tema della transizione eco-sociale è oggetto di un crescente interesse nell’agenda di policy nazionale, europea e internazionale, con riferimento agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e alla programmazione socio-economica relativa all’emergenza pandemica.

Il documento ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza e le riflessioni sul tema dell’Agricoltura sociale e del suo ecosistema in una prospettiva che tenga conto delle trasformazioni sociali e dei nuovi bisogni di inclusione, anche a seguito della pandemia, nei diversi contesti territoriali. L’Agricoltura sociale si radica nel territorio divenendo strumento di inclusione sociale e lavorativa per persone che altrimenti rimarrebbero in posizione marginale nella società, allargando i propri orizzonti oltre alle terapie verdi e altri approcci terapeutici, direzionandosi secondo obiettivi declinati anche in senso economico e produttivo.

Nel contesto dell'agricoltura sociale (esperienze) sono parte integrante della sostenibilità ambientale, sociale ed economica i seguenti aspetti:

  • lo sviluppo del contesto socio-comunitario del territorio;
  • la promozione e la tutela dei prodotti e dell’ambiente;
  • il rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità;
  • lo spirito di cooperazione e di inclusione sociale verso tutte le persone;
  • la promozione delle tipicità e delle eccellenze del territorio;
  • lo sviluppo coeso di attività formative per avvicinare le persone alle tematiche ambientali e agricole, la tutela della persona e del lavoro;
  • le reti e comunità di prossimità correlate a filiere agricole, sociali ed etiche.
Le organizzazioni mafiose sono presenti in diversi settori economici e, tra questi, spicca indubbiamente quello agricolo. L'83% dei beni immobili "destinati" in Italia si trova nel Mezzogiorno. Tuttavia, la rilevante incidenza di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata è evidente anche in regioni come la Lombardia e il Lazio. Le prime sei regioni, da sole, ospitano il 94% dei beni immobili "destinati" a testimonianza del fatto che il fenomeno della criminalità organizzata non può e non deve più essere pensato e – di conseguenza combattuto – come un fenomeno che interessa e colpisce le sole regioni meridionali.

Per approfondimenti si può consultare la fonte.

Pubblicato il 21 luglio 2023